Categoria: Relazioni e Affettività

Perché lo psicoterapeuta è diverso da un amico

Psicologo e Amico

Perché lo psicoterapeuta è diverso da un amico

In genere le persone che si rivolgono ad uno specialista della salute mentale non hanno molto chiaro il motivo per cui parlare con una persona possa essere d’aiuto.

Sembra scontato, ma lo psicoterapeuta NON è un amico a pagamento: nella stanza di terapia entrambi gli attori sono concentrati sul paziente; viene meno quindi quella reciprocità che tra due amici consente di ‘darsi il turno’ nel condividere i propri vissuti.

Dando per scontate le competenze specifiche del professionista, quando si va dal terapeuta, diversamente dall’amico, ci si focalizza su una strada che si ha intenzione di percorrere pur sapendo che non sarà sempre facile; non si tratta di un percorso saltuario e occasionale, come una chiacchierata, ma presuppone la consapevolezza di voler affrontare ed elaborare dei temi non facili: questo è il  passo necessario per qualunque obiettivo.

In sintesi, parlare a casa o con amici fidati è sicuramente un aiuto prezioso, ma non sufficiente.

Se si ha necessità di uscire da un contesto sofferente come una relazione complessa o un’ansia bloccante, il percorso terapeutico permette di raggiungere una consapevolezza a volte inaspettata, prendere decisioni rimaste ‘in cantiere’, rimodulare i propri comportamenti di fronte a situazioni difficili da gestire e soprattutto capire meglio come prendersi cura di sé.

 

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Adolescenti, Adulti e Aspettative Reciproche

adolescenti e adulti

Adolescenti, Adulti e Aspettative Reciproche

Avere delle aspettative sul proprio figlio, attraverso un processo di idealizzazione e, nel contempo, affrontare la delusione che un figlio procura nel distanziarsi dall’immagine idealizzata dei genitori, fa parte di un normale processo che necessita però di un’elaborazione.

 

La delusione riguarda la non corrispondenza del figlio reale con quello desiderato dai genitori, ma riguarda anche i vissuti dell’adolescente nei confronti dei genitori, non più idealizzati come le ‘figure perfette’ dell’infanzia.

La possibilità di elaborare tale delusione fa parte di un vero e proprio processo di separazione e “lutto” che riconosce all’altro di essere separato e amato per ciò che è, in una visione più reale, più libera e più adulta, consentendo l’accettazione della fallibilità e la sua integrazione nei propri vissuti.

 

Accostarsi all’ipotesi dell’insuccesso e liberarsi dall’angoscia di una conseguenza catastrofica, apre l’orizzonte alla possibilità di sperimentare e accogliere l’eventuale fallimento senza rifugiarsi in una chiusura difensiva verso l’esterno.


Fonte: Microsoft Word – Q. 33 – F. Mancuso – (Editoriale) L’adulto di fronte all’adolescente.doc (psiba.it)

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Famiglie e Adolescenti nell’era del lockdown

Famiglie e Lockdown

Famiglie e Adolescenti nell’era del lockdown

Come evidenziato da molteplici studi, nel corso dell’attuale emergenza sanitaria c’è stato un incremento del malessere psichico ed emotivo di genitori e figli adolescenti, con l’emergere di una molteplicità di sintomi, primi tra tutti quelli d’ansia e dell’umore.

Le famiglie si trovano quindi a rinegoziare più e più volte equilibri, routine quotidiane e rapporti.

Se questo da una parte può far parte di un percorso di crescita, dall’altra, esaspera difficoltà comunicative già presenti: a fronte di una ‘convivenza forzata’ si può anche pensare di affrontare temi rimasti insoluti o rivolgersi ad un esperto; è chiaro che un contesto non agevolante come quello attuale rende questo ancora più difficile.

Diventa perciò particolarmente importante stare attenti ai segnali d’allarme di tutti i membri del nucleo familiare: difficoltà del sonno e alimentari, comportamenti di ritiro, condotte ansiose e reazioni insolite.

Monitorare sé stessi e i familiari non solo è un segno di estrema cura, ma può essere un sostegno concreto a possibili soluzioni.

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Umore depresso e nuovo lockdown

Umore depresso e nuovo lockdown

Umore depresso e nuovo lockdown

Alcuni studi realizzati in tutto il mondo hanno dimostrato che la pandemia di Covid-19 ha colpito la salute mentale. In particolare, hanno rilevato la presenza di sintomi di ansia, depressione e stress associati a disturbi del sonno. https://www.lavoce.info/archives/71803/depressione-da-lockdown-come-curarla/

A distanza di un anno, dover rimanere fermi in un nuovo lockdown aumenta la sensazione di impotenza e frustrazione, fino a comprensibili vissuti di rabbia. Che fare quando le condizioni esterne ci costringono ad attendere un evento dagli esiti ancora incerti e non prevedibili?

Un comportamento che ci protegge è certamente NON mettersi nella condizione di ‘attesa’: aspettare qualcosa che non dipende da noi è equivalente a sperare di vincere alla lotteria prima di agire.

Per quanto pianificare risulti difficile in un momento come questo, possiamo comunque chiederci:
Su quale aspetto della mia vita posso agire?’;
Cosa posso fare che mi gratifichi?’ oppure ancora:
C’è un elemento nuovo che possa accogliere nella mia mente?’. 

Non è facile creare uno spazio mentale a qualcosa che possa stimolarci, ma non è solo questo: non si tratta solo di gratificarsi attraverso delle novità, ma di cercare uno spicchio di realtà su cui poter agire; il fatto che molti abbiano cominciato a panificare o correre è un esempio del bisogno di introdurre elementi a cui dedicare le proprie energie e su cui poter avere un raggio d’azione, riducendo i vissuti di impotenza che questo momento storico comporta.

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Verità in coppia

Verità in coppia

Verità in coppia

Le nostre reazioni emotive sono prodotte da pensieri, convinzioni ed esperienze che ci aiutano ad interpretare e comprendere il mondo.
Fin qui tutto bene se non fosse che non sempre noi stessi ci diciamo la verità: 
qualche volta infatti omettiamo parti importanti, oppure le enfatizziamo, oppure ancora ragioniamo secondo criteri di bianco o nero.

Proiettare il risentimento sul partner non serve a nulla se non si prende in considerazione cosa attivamente si possa fare e quali risorse proprie si possano mettere in campo, volte ad una soluzione.

Generare solo conflittualità e invischiarsi in una rete di colpe inestricabile sarebbe solo controproducente; allora la domanda giusta da farsi potrebbe essere: rimanere incastrato/a mi fa ‘comodo’ per evitare un cambiamento o di restare soli oppure una separazione?

A volte, non sempre, è così, per cui il primo passo per dirsi la verità è certamente porsi le domande giuste.

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