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Autostima e falsi miti

autostima e falsi miti

Autostima e falsi miti

Spesso le frasi che sentiamo sull’autostima non sono poi realmente efficaci e funzionali ai propri obiettivi.

Si consiglia spesso di ‘credere nelle proprie capacità’, ‘ispirarsi alle persone di successo’, ‘avere pensieri positivi e allontanare quelli negativi’.

Il problema è che queste strategie per quanto plausibili e sensate, non possono funzionare se sento di avere una bassa stima di me; o meglio, per affrontare realmente il problema sarebbe utile prendere consapevolezza delle proprie fragilità, punti di forza e punti deboli e a volte affrontare prove che mettono ansia o timore.

Ecco alcuni esempi:

  • provare ad esprimere i propri bisogni (a volte non vengono comunicati per compiacere o per timore di perdere l’approvazione altrui);
  • riuscire a dissentire (spesso si accettano cose per evitare un conflitto, quando sarebbe utile invece proporre un’alternativa o compromesso);
  • sforzarsi di comprendere le critiche esterne (a volte ci mostrano aspetti che non vediamo);
  • accogliere le parti che non ci piacciono e pensare di poterci lavorare sopra senza sentirci minacciati da esse.

In sintesi, il pensiero positivo non aiuterà se serve solo a convincere di essere in gamba; nuove modalità di relazionarsi invece potrebbero mostrare parti di noi e degli altri anche inaspettate, ma per vederle occorre mettersi in gioco.

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Resilienza

resilienza

L’Help Center dell’APA (Associazione degli Psicologi Americani) definisce la resilienza come ‘il processo di adattamento di fronte alle avversità, ai traumi, alle tragedie e ad altre significative fonti di stress. Significa in sostanza ‘tirarsi fuori’ dalle esperienze difficili’.

Ci si propone quindi, di non ridurre mai la persona ai suoi problemi ma di sottolineare anche le sue potenzialità: ciascuno deve divenire responsabile del proprio processo di cambiamento.

Alla resilienza, nella visione dell’APA, contribuiscono una combinazione di diversi fattori:

  • La capacità di socializzare e di relazionarsi in modo supportante dentro e fuori la famiglia, intessendo relazioni in grado di stimolare amore e fiducia, e di offrire modelli di ruolo rassicuranti;
  • la capacità di progettare realisticamente le proprie mete e di pianificare tappe per conseguirle;
  • una visione positiva di sé e fiducia nelle proprie capacità e risorse;
  • la capacità di comunicare adeguatamente;
  • la capacità di controllare le emozioni e gli impulsi.

Sono stati poi identificati fattori di rischio e fattori di protezione che andrebbero ad incidere sulla possibilità di essere resilienti.

Come fattori di rischio abbiamo:

  • complicazioni perinatali;
  • ritardo nello sviluppo sensomotorio;
  • malattia cronica;
  • temperamento irritabile;
  • iperattività.

Come fattori protettivi invece abbiamo:

  • buona competenza sociale;
  • intelligenza almeno nella media;
  • buona autostima;
  • capacità di ricorrere all’oppoggio positivo degli altri dentro e fuori dalla famiglia;
  • buonumore e ottimismo;
  • capacità di affrontare in modo adeguato i problemi invece di attivare processi di vittimizzazione, evasione, reazioni aggressive;
  • buona gestione dell’autonomia personale;

In generale vengono suggeriti 10 modi per costruire la resilienza:

  1. sviluppare una buona rete di connessioni sociali
  2. evitare di considerare le crisi come problemi insormontabili
  3. accettare che il cambiamento faccia parte della vita
  4. puntare alla realizzazione dei propri obiettivi
  5. agire in modo deciso
  6. nutrire un’immagine positiva di sé
  7. considerare le cose in prospettiva
  8. mantenere una visione ottimistica
  9. prendersi cura di sé
  10. creare modalità personali di rafforzamento della resilienza
  11.  

http://aipgitalia.org/media/pdf/Adriani_2016.pdf