Tag: psicoterapeuta

Vacanza con il Partner

vacanza con il partner

Vacanza con il Partner

Andare in vacanza col partner può ‘rigenerare’ la coppia, ma anche esasperarla… vediamo perché.

Durante le ferie fuori casa, questioni pratiche (gestione della casa, burocrazia, turni di lavoro) vengono momentaneamente accantonate e non creano pertanto occasione di conflitto.

Il conflitto però può assumere forme ‘alternative’ ed emergere nonostante i ritmi più lenti e rilassati tipico delle vacanze.

Una coppia che ebbi in terapia qualche tempo fa, aveva forti discussioni a causa dell’ingerenza ‘fisica’ delle famiglie di origine che, possedendo copia delle chiavi, entravano in casa della coppia senza avvisare e prendendosi alcune libertà; pur essendo soli in vacanza, lo stesso problema si ripresentava sotto forma di telefonate inutilmente ‘allarmiste’ da parte dei genitori di un componente della coppia; questo chiaramente riaccendeva il conflitto nonostante le condizioni esterne fossero diverse.

Questo processo prende il nome di ‘coazione a ripetere’ e si tratta della ripetizione degli stessi schemi disfunzionali.

In parole più semplici lomeostasi è più forte della spinta al cambiamento, anche quando quest’ultimo è desiderato e auspicabile.

Banalmente, ci si trova più a proprio agio in un territorio che conosciamo molto bene e meno ad esplorare luoghi sconosciuti perché l’esplorazione potrebbe suscitare paure, ansia e timore rispetto a ciò che non conosciamo.

In poche parole il nostro cervello è abitudinario e “preferisce” ciò che gli è già noto.

Superare gli schemi disfunzionali richiede un certo impegno e a volte un’iniziale sofferenza perché necessita di una rimessa in discussione delle proprie scelte, delle dinamiche di coppia, consapevolezza di sé e della propria storia, di nuovi accordi e anche di tentativi ed errori al fine di trovare una dimensione di reale benessere e non una fittizia serenità.

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Autostima e falsi miti

autostima e falsi miti

Autostima e falsi miti

Spesso le frasi che sentiamo sull’autostima non sono poi realmente efficaci e funzionali ai propri obiettivi.

Si consiglia spesso di ‘credere nelle proprie capacità’, ‘ispirarsi alle persone di successo’, ‘avere pensieri positivi e allontanare quelli negativi’.

Il problema è che queste strategie per quanto plausibili e sensate, non possono funzionare se sento di avere una bassa stima di me; o meglio, per affrontare realmente il problema sarebbe utile prendere consapevolezza delle proprie fragilità, punti di forza e punti deboli e a volte affrontare prove che mettono ansia o timore.

Ecco alcuni esempi:

  • provare ad esprimere i propri bisogni (a volte non vengono comunicati per compiacere o per timore di perdere l’approvazione altrui);
  • riuscire a dissentire (spesso si accettano cose per evitare un conflitto, quando sarebbe utile invece proporre un’alternativa o compromesso);
  • sforzarsi di comprendere le critiche esterne (a volte ci mostrano aspetti che non vediamo);
  • accogliere le parti che non ci piacciono e pensare di poterci lavorare sopra senza sentirci minacciati da esse.

In sintesi, il pensiero positivo non aiuterà se serve solo a convincere di essere in gamba; nuove modalità di relazionarsi invece potrebbero mostrare parti di noi e degli altri anche inaspettate, ma per vederle occorre mettersi in gioco.

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Perché lo psicoterapeuta è diverso da un amico

Psicologo e Amico

Perché lo psicoterapeuta è diverso da un amico

In genere le persone che si rivolgono ad uno specialista della salute mentale non hanno molto chiaro il motivo per cui parlare con una persona possa essere d’aiuto.

Sembra scontato, ma lo psicoterapeuta NON è un amico a pagamento: nella stanza di terapia entrambi gli attori sono concentrati sul paziente; viene meno quindi quella reciprocità che tra due amici consente di ‘darsi il turno’ nel condividere i propri vissuti.

Dando per scontate le competenze specifiche del professionista, quando si va dal terapeuta, diversamente dall’amico, ci si focalizza su una strada che si ha intenzione di percorrere pur sapendo che non sarà sempre facile; non si tratta di un percorso saltuario e occasionale, come una chiacchierata, ma presuppone la consapevolezza di voler affrontare ed elaborare dei temi non facili: questo è il  passo necessario per qualunque obiettivo.

In sintesi, parlare a casa o con amici fidati è sicuramente un aiuto prezioso, ma non sufficiente.

Se si ha necessità di uscire da un contesto sofferente come una relazione complessa o un’ansia bloccante, il percorso terapeutico permette di raggiungere una consapevolezza a volte inaspettata, prendere decisioni rimaste ‘in cantiere’, rimodulare i propri comportamenti di fronte a situazioni difficili da gestire e soprattutto capire meglio come prendersi cura di sé.

 

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